Fin dalla pubblicazione di Massoneria notomizzata di Prichard, avvenuta nel 1730, la curiosità dei profani verso i rituali utilizzati nelle Logge è stata sempre accesa.
Il rituale infatti, rappresenta agli occhi del non iniziato la prova provata del carattere “misterioso” della Libera Muratorìa, e poterne leggere i segretissimi contenuti è sempre una grande soddisfazione.
Da molti anni, tuttavia, chiunque può soddisfare simili curiosità, poiché i rituali massonici sono pubblicati e venduti in tutto il mondo. Peraltro, nessun profano leggendo un rituale comprenderà la sua intima essenza: segni, parole e toccamenti resteranno per lui ignoti, e soprattutto ignota sarà per lui l'energia specialissima, l'eggregore, che si crea in un Tempio massonico proprio grazie all'uso di un rituale1.
I perennia verba, come è noto, vengono tramandati da bocca ad orecchio: il rituale è dunque uno strumento, più o meno utile, più o meno adeguato ad ottenere lo scopo che i Liberi Muratori di ogni tempo si sono prefissi: trasmettere la Tradizione al fine di perpetuarla, consegnare il Fuoco Sacro affinchè un'altra generazione venga illuminata dalla sua Luce, e così per sempre.
La relativa accessibilità dei rituali, unita al progressivo, palpabile decadimento della qualità iniziatica di gran parte delle logge “azzurre”, ha invero alimentato in questi ultimi anni un'idea di smobilitazione dalle logge dei tre gradi di mestiere, di rinuncia a lavorare in catena con Fratelli mal tegolati, male istruiti o semplicemente indegni. La sciatteria rituale di molti Maestri, la pigrizia, le beghe di potere, i favori: questi elementi sono altrettanti buoni motivi per andare in Loggia turandosi il naso, temendo la topica dell'Oratore o del Maestro di Cerimonie.
È bene però avvertire chi intende rifugiarsi nelle atmosfere più rarefatte degli alti gradi, perchè si tratterebbe di un errore esiziale per la nostra Istituzione; in primo luogo, ed è la constatazione più ovvia, perchè i Riti massonici e gli organismi paramassonici od occultistici (martinisti, kremmerziani, gnostici, rosacrociani etc.) sono obbligati – per statuto o per necessità – a pescare nel “brodo di coltura” delle logge di San Giovanni. Se le officine non formano più Maestri adeguati, anche il destino degli alti gradi è segnato: è solo questione di tempo e neppure la generosità di tanti Fratelli da noi conosciuti e rispettati potrà tenerli in vita.
In seconda battuta, volendo fare un discorso di più ampio respiro, l'idea che la massoneria dei tre gradi stia all'esoterismo come le scuole elementari stanno al dottorato è non solo ingenerosa, ma profondamente miope. Il sistema dei tre gradi – come scrivemmo in altra occasione2 - è in se stesso completo e coerente, anche se ovviamente non esaustivo (ma quale percorso iniziatico può pretendere di esserlo?): si tratta però di recuperarne i simboli operativi, seppelliti da secoli e secoli di pur generose “rettificazioni”, che tanto affascinarono i primi muratori accettati, quasi tutti alchimisti, scienziati della Royal society e rosacrociani. La via massonica tradizionale, come ogni Maestro Muratore ben sa, ricalca il ciclo eterno delle stagioni e della vita umana: la primavera dell'Apprendista, l'età adulta del Compagno d'Arte e la morte simbolica del Terzo Grado, con l'annesso mistero della rigenerazione eterna3.
L'enigma della Sfinge si sviluppa in queste tre cerimonie, e non v'è chi non veda come svolgere bene questa parte del percorso – a prescindere dal successivo ingresso in un Rito – sia un validissimo aiuto per quell'opera di ricerca interiore e di trasmutazione davanti alla quale il neofita è posto di fronte già dal VITRIOL nel Gabinetto di riflessione.
Stando così le cose, non deve stupire se in tre secoli di Libera Muratorìa sono stati “lavorati” nelle Logge molteplici rituali: in particolare, il Duncan nelle Logge degli Stati Uniti, il rituale di re Carlo XIII in quelle scandinave, l'Emulation, il Logic, il Domatic, lo Universal, l'Oxford -tra gli altri- in quelle inglesi, lo Standard ed il Mac Bride in quelle scozzesi, l'Eclettico ed il Johannita -ma non solo- in Germania, il Francese o Moderno, il Guenon-Roman, il Willermoz per lo Scozzese rettificato e l'Ambelain per il Memphis-Misraim -entrambi anche nei primi tre gradi- in quelle francesi, e potremmo andare avanti, poiché anche in Irlanda ed in altri Paesi sono diffusi rituali peculiari.
Si sentiva la necessità di un “nuovo” rituale massonico? Non sta a noi dirlo: quel che sappiamo, per averlo constatato di persona, è che un rituale spiritualmente stimolante può far la differenza, abbozzando un piano di lavoro per chi entra in Massoneria animato da sincere istanze di cambiamento interiore. Naturalmente ognuno ha le sue personali inclinazioni, e non deve stupire che alcuni Fratelli entrino in maggiore risonanza col rituale con cui sono stati iniziati, o con rituali di ispirazione scozzese, egizia, inglese etc. Ma un rituale, qualunque rituale, che sia massonico o religioso o altro ancora (come già detto) è uno strumento, la cui efficacia va verificata e non è necessariamente universale.
Abbiamo tralasciato volutamente l'Italia, che non compare nell'elenco di cui sopra: nel nostro Paese infatti, nonostante il fiorire di una Schola italica e pitagorica che ebbe il suo culmine nell'opera di Amedeo Armentano ed Arturo Reghini in ambito massonico, e di Giuliano Kremmerz in ambito magico-cerimoniale, e che possiamo collocare temporalmente tra la fine dell'Ottocento ed i primi quarant'anni del Novecento, non è mai stato composto un rituale autenticamente italico.
O meglio, sulla falsariga di quello del Ragon, Reghini -assistito da Bolaffi e Frosini- compose un rituale4 per i primi tre gradi del Rito Filosofico Italiano, di cui però chi scrive non è riuscito ad entrare in possesso, e che non risulta purtroppo essere in commercio.
Il rituale più diffuso nel nostro paese è infatti il Guide, nella traduzione e adattamento che ne ha fatto il Farina5: una versione di questo rituale, parzialmente modificata -a quanto sembra- da Ivan Mosca, è in uso al Grande Oriente d'Italia, mentre la versione originale del Farina è comunemente utilizzata dalle numerose discendenze della Serenissima Gran Loggia Nazionale degli ALAM ovvero della Massoneria comunemente detta di Piazza del Gesù.
Se è pur vero che il Rito di Memphis-Misraim ha le sue radici in terra d'Italia, anche se vicende storiche imprevedibili lo hanno visto poi fiorire in Francia, il Fato non ha voluto che un rituale per i gradi simbolici nascesse pure nella nostra Patria dal genio dei Maestri Passati che abbiamo citato.
Nel nostro piccolo, con una buona dose di impertinenza, molta incoscienza ed una grande determinazione, abbiamo inteso ovviare alla mancanza di un rituale Italico, rendendo onore al carattere profondamente solare della nostra terra, al suo retaggio misterico (il culto di Mitra) ed al suo nume tutelare per eccellenza (Giano), integrando nel Rituale Italico frammenti del Corpus hermeticum, il Catechismo della stella fiammeggiante, l'Inno al Sole, l'Inno ad Iside, gli Inni a Toth, il Sacro IAO, il Discorso iniziatico di de Guaita, alle quali un iniziato si accosta con rispetto e reverenza, e brani di Maestri quali Arturo Reghini, Giuliano Kremmerz e Giordano Bruno, esponenti tra i più noti della Tradizione italica.
Tuttavia, poiché la Massoneria è universale, l'Italico contiene anche richiami a Stanislas de Guaita, Louis Claude de Saint Martin, Giamblico: grandi iniziati di un altro tempo, il cui esempio è per noi la speranza di poter vivere ispirandoci al loro agire.
La struttura dell'Italico, pur con le differenze e le peculiarità anzidette, si inserisce perfettamente in u solco di continuità tradizionale con gli altri rituali massonici di cui si è fatto cenno: per comporlo abbiamo volentieri fatto ricorso al corpus del rituale per i primi tre gradi del Rito Orientale di Misraim, ai rituali in uso in Scozia, al rituale Emulation.
L'obiettivo che ci siamo prefissi nel comporre l'Italico è stato dunque di portare all'attenzione degli iniziati desiderosi di lavorare con uno strumento che tenesse conto delle migliori espressioni della Tradizione italica, un rituale utile allo scopo, e capace, se rettamente interpretato, di esaltare nelle Logge la pratica di ciò che è sacro, e che ci rende sacri a nostra volta.
Come ha scritto Ovidio: “se agiti la fiaccola, la fiamma divampa più forte”.

Roma, A:. V:. L:. 6010

 

 



Mitra uccide il toro.


Il dio Giano

  1. Dalla radice sanscrita rt, che significa “ordinare”.
  2. Akira, Hiram dentro di noi, Perugia, 2009, parte terza.
  3. Così efficacemente rappresentato dall'Arcano n° XIII dei Tarocchi di Marsiglia.
  4. Sestito, in Il figlio del Sole, Ancona, 2006, biografia del grande iniziato fiorentino, ci dà questa preziosa informazione.
  5. Farina, La massoneria azzurra. Rituali dei lavori degli antichi liberi accettati muratori, Arktos, 1985.