STANISLAS DE GUAITA E IL PROBLEMA DEL MALE


del Ven. Fr. Akira




"Gran carico o dure avversitá.
Oh Potenza velata di mistero,
di cui invano cerchiamo il sentiero,
assistici nell´ora di pena e rovina.

E per quel segno che Ti manifesta,
noi gli spezzati, proprio perché spezzati,
sorgeremo ancora a costruir di nuovo.

In piedi,a costruire ancora!"


(Fr. Rudyard Kipling)

Carissimi Fratelli, l'argomento che tratteremo è di particolare importanza per la Loggia.
Il problema del male è infatti una pietra d'inciampo sovente decisiva nella Via iniziatica.
>Ho deciso di affrontarlo dopo l'equinozio di primavera, in un momento peculiare dell'anno, e non per caso.
Le giornate sono più lunghe ed il Sole ci accarezza con intensità crescente, allontanando le tenebre della stagione fredda.
E' dunque forti di una Luce più forte che passo dopo passo ci addentriamo simbolicamente nell'oscurità.
Ho fatto appello, per rischiarare il nostro cammino in un percorso insidioso, ad un Maestro passato, un grande iniziato di un altro tempo, la cui Luce sarà una fiammella che non si spegne fintanto che ve ne sarà bisogno.
Il suo nome è Stanislas de Guaita, ed è vissuto alla fine del secolo diciannovesimo.
Di famiglia nobile di antica origine italiana, il marchese De Guaita visse la parte decisiva della sua breve esistenza a Parigi, in un appartamento al numero 20 di Rue Trudaine divenuto presto noto agli esoteristi e agli occultisti del tempo.
In pochi anni, riuscì con perseveranza a creare una biblioteca personale di scienze occulte e tradizionali ineguagliata.
La sua riservatezza, tratto tipico di quest'uomo aristocratico, mite e gentile, era acuita dall'oggetto dei suoi studi, e nonostante ciò, con pazienza riceveva ed incontrava fratelli di diversi Ordini iniziatici, e quasi naturalmente intorno a lui si formò una ristretta cerchia di discepoli.
Morì giovanissimo, all'età di trentasei anni, ed in quell'arco temporale così breve, riunì nell'Ordine Cabbalistico della R+, di cui fu Gran Maestro, e nell'Ordine Martinista, del cui Supremo Consiglio faceva parte, coloro i quali sarebbero divenuti i Maestri più noti della Tradizione occidentale: Papus, Oswald Wirth, Marc Haven, Victor Blanchard, Sèdir e quel Constant Chevillon trucidato dai nazisti per essersi rifiutato di rivelare, in cambio della vita, i nomi degli appartenenti al Martinismo ed alla R+.
In vita fu accusato di tutto: magia nera, negromanzia, fatture....ed invece, come ci testimonia il suo più fedele collaboratore, egli non praticò mai la magia nera, poiché avendola studiata a fondo ne comprese appieno la follia, la pericolosità ed il male insito in essa.
Al contrario de Guaita ed i suoi apprendisti sempre furono convinti sostenitori della Luce, al punto da combattere le forze che sostenevano la tenebra, particolarmente attive nella Parigi di fine '800.
Uno degli scopi precipui dei R+ era infatti: “la rovina1 degli adepti della magia nera”; e ciò che di seguito trascrivo ne è la riprova:
“Lo si ricorda2 per alcuni avvenimenti tra i quali la sentenza di condanna a morte di Boullan, colpevole di magia nera e riti sacrificali umani (tra l'altro uccise in un rituale il figlioletto suo e della sua compagna), d'attuarsi tramite il "Battesimo della Luce" e attraverso riti di magia imitativa. Boullan morì effettivamente il 4 gennaio 1893 e di questo fu accusato De Guaita, Wirth e l'Ordine tutto, almeno da parte dei seguaci del Boullan. Uno di questi (Jules Bois) sfidò a duello S. de G.
Si narra che prima e durante il duello successero strane cose delle quali fu sempre accusato il Fondatore dell'Ordine della R+C Cabalistica”.
Oswald Wirth così lo ricorda: “le nature solari s'incarnano soltanto con reticenza e per un periodo di tempo limitato. Come Raffaello e Mozart, de Guaita doveva morire giovane......il Maestro ispiratore, per me non è mai morto. Il suo pensiero resta il mio: con lui e grazie a lui, io aspiro ad iniziarmi al segreto delle cose”.
De Guaita era un operativo, tuttavia era convinto che l'operatività da sola non fosse sufficiente, come del resto non lo era a suo avviso la pratica della sola via meditativa: di entrambe vi era bisogno.
La sua forza interiore fu tale, che avendo intuito l'intima essenza del male, ne scrisse a fondo allo scopo di farne comprendere agli esoteristi la ripugnante natura, ed esortandoli a meglio opporsi ad esso: Alla Soglia del Mistero fu il suo primo libro, ma è con Il Serpente della Genesi che egli indaga a fondo nelle scienze occulte al servizio della controiniziazione; questa sua opera, tripartita ne: Il Tempio di Satana, La Chiave della Magia Nera, ed Il Problema del Male ci è giunta incompleta.
La sua morte precoce, dopo una lunga malattia, gli impedì di scrivere Il Problema del male, le cui linee generali aveva già impostato nei suoi diari.
Uno dei suoi discepoli, Sèdir, così lo descrive: “ebbene, Stanislas de Guaita, era, per diritto di nascita, il cervello potente, la volontà reale davanti al quale tremano e spariscono tutte le voluttà del Grande Serpente. Infatti, tutto il suo lavoro fu consacrato a definire ed illuminare, per mettere un giorno a nudo l'essenza, la natura e la biologia di questa forza misteriosa nel suo aspetto radicale”.
Ed è qui, carissimi Fratelli, dove si è fermato un grande iniziato, che comincia il nostro cammino.
Nostro dovere è infatti, con estrema umiltà e consapevoli dei nostri limiti, proseguire nell'affrontare un tema così delicato.
Alla seduzione del Male un Maestro come de Guaita ha resistito, ed anzi ha votato la sua intera esistenza a lottare contro di essa.
Tuttavia, ogni giorno il male si sazia delle anime di chi cede al suo richiamo.
E quando a cedere al Male è un iniziato, colui che dovrebbe invece lavorare alla distruzione del proprio io ed alla scopertà del proprio sé, due volte egli fallisce.
Cos'è dunque il male? Secondo Platone: “quasi tutto quello che si chiama intemperanza nei piaceri e sì rimprovera, come se gli uomini fossero malvagi volontariamente, non si biasima a ragione. Perché malvagio nessuno è di sua volontà, ma il malvagio diviene malvagio per qualche prava disposizione del corpo e per un allevamento senza educazione, e queste cose sono odiose a ciascuno e gli capitano contro sua voglia”.
La tesi di Platone è dunque quella di un errore di valutazione dell'uomo nella scelta di abbracciare il male, e questa prospettiva si amplia nell'approccio cristiano.
Un dottore della Chiesa quale Sant'Agostino evidenzia infatti che il libero arbitrio che Dio ha concesso all'uomo è per lui causa di una scelta morale: compiere o meno il male è decisione umana.
Ho riportato queste due tesi poiché entrambe trascurano, a mio parere, quel luogo oscuro, quel cono d'ombra che nell'uomo talvolta è presente, ed in cui non vi è spazio per la coscienza né per la Luce.
Mi riferisco a coloro i quali praticano la Via della tenebra, e lavorano furiosamente per il Serpente.
In questi esseri, che ci ripugnano, il libero arbitrio non è pre-condizione di una scelta, seppur sbagliata: molto banalmente, non è.
Nel loro cuore nero, il male è innato, ed è con questa terribile verità che dobbiamo fare i conti, ed il cui peso trasmetto alla Loggia.
Se dunque il problema del male è questo, se tale è la natura della tenebra, servita dalle serpi della Via della mano sinistra, lasciamo parlare un'ultima volta Stanislas de Guaita, questo Maestro passato, affinchè possa lumeggiare, con la sua sapienza, la nostra Via.
“Ma comprendi bene3, Fratello mio, che l'Altruismo è la sola via che conduca alla meta unica e finale - voglio dire alla reintegrazione dei sottomultipli nell'Unità Divina-; la sola dottrina che ne fornisca il mezzo, che è la lacerazione delle pastoie materiali, per l'ascensione, attraverso le gerarchie superiori, verso l'astro centrale della rigenerazione e della pace.
Non dimenticare mai che l'Universale Adamo è un Tutto omogeneo, un Essere vivente di cui siamo gli atomi organici e le cellule costitutive. Viviamo tutti gli uni negli altri, gli uni attraverso gli altri; e quand'anche fossimo individualmente salvati (per parlare il linguaggio cristiano), non cesseremmo di soffrire e di lottare fino a quando tutti i nostri fratelli non saranno salvati come noi!
L'Egoismo intelligente conclude dunque come ha concluso la scienza tradizionale: la fratellanza universale non è un'illusione: è un dato di fatto. Chi lavora per gli altri lavora per se. Chi uccide o ferisce il suo prossimo si ferisce o si uccide; chi lo oltraggia, insulta se stesso. Che questi termini mistici non ti spaventino; l'alta dottrina non ha nulla di arbitrario: siamo i matematici dell'ontologia, gli algebrici della metafisica.

Ricordati figlio della Terra, che la grande ambizione deve essere quella di riconquistare l'Eden zodiacale da cui non avresti mai dovuto discendere, e di rientrare infine nell'Ineffabile Unità, al di fuori della quale non sei niente, ed in seno alla quale troverai dopo tanto operare e tanti tormenti quella pace celeste, quel sonno cosciente che gli Indù conoscono con il nome di Nirvana: la suprema beatitudine dell'Onniscienza in Dio”.

1Cfr. CENNI SU DUE SOCIETA’ SEGRETE, tradotto e adattato dal Fr. Uriel, A::: I:::

2Stanislas De Guaita, a cura di Pier Sana, in ordinemartinista.it

3Stanislas De Guaita, Discorso Iniziatico, op. cit.