PAPUS MISTICO CRISTIANO

di Phaneg

Arriviamo ai giorni ove la Chiesa visibile riprende le sue forze spirituali nella Comunione della Chiesa Invisibile del Cristo, ove la pietà dei vivi depone un fiore sulla tomba dei morti alla Terra… Che mi sia permesso di far fiorire, anch’io, il ricordo di un grande dimenticato: il dottor Papus. Che il suo Spirito , sempre vicino a noi, seguendo il suo cammino, accolga questo omaggio, con il sorriso indulgente che metteva una tempo un bagliore nel suo profondo sguardo a ognuna delle nostre domande d’ardenti ricercatori della Verità.
E qual più bel fiore potrò offrirgli che far rivivere per un istante, per tutti quelli che egli aiutò e che guardano ancora, nel fondo dei loro stessi ricordi, il vero amore che la nostra guida aveva per il Signore Gesù? Il Cristo è diventato per la gran parte dei più vecchi allievi di Papus, il fine definitivo dei loro sforzi, ma molti sembrano aver dimenticato che è lui che mostra loro per primo il divino splendore del Crocifisso. È per questo che io sono felice di rendere al mio Maestro questo omaggio pubblico e di piacere agli occhi dei lettori di Psyché. Questi due o tre passaggi dove Papus lascia intravedere a tutti che l’occulto lo condusse alla mistica e quanto profondamente egli comprese, che in Gesù solo si trova la Vera Luce, e nel suo Amore la Sola Via. Un pensiero tenero, uno slancio di riconoscenza, caro amico sconosciuto, e lo Spirito di Papus ne sarà fortificato. Papus ci disse:
“la prima via dell’illuminazione è la più rara: è quella che è seguita fino che l’Invisibile agisce direttamente sull’essere di sua scelta, senza che colui lo domandi o lo attenda. Il caso di Swedenborg e quello di Giovanna d’Arco sono tipici a questo soggetto. Dopo il primo choc stabilente i rapporti tra i due piani, la comunicazione si fa semplicemente, ma sempre sotto la direzione dell’Invisibile e senza che il soggetto perda, anche per un secondo, il controllo delle sue facoltà.
L’altra via dell’illuminazione è più facile, in quanto questa può essere seguita con metodo, sia solo, sia sotto la direzione dei maestri viventi. Quando diciamo più facile noi dovremmo aggiungere “d’accesso” poiché, come tutta la via mistica, essa è riempita di prove, d’umiliazioni, di sacrifici costanti che scoraggiano anche i più zelanti all’inizio. La storia degli amici di Gitchel è luminosa a questo punto di vista. Loro erano venti prima di decidere di fare di tutto per seguire questa via e, alle prime prove di rovina dei soldi, di salute e di perdita di speranze, diciannove lasciarono; Gitchel restò solo e arrivò alla fine.
Molte fraternità iniziatiche conducono i loro membri verso questa via. Si comincia per la purificazione corporale a mezzo del regime, in generale vegetariano, e la forza mentale. Là vi è questo piccolo debutto con il pericolo di egoismo che fa si che il soggetto si creda “più puro” che gli altri umani e a non voler insudiciare la sua “purezza” con delle frequentazioni astrali o fisiche di cattivo titolo. Gli sfortunati che si lanciano in queste idee si disorbitano, lasciano il piano cardiaco di Carità e Amore per il piano mentale farcito d’orgoglio e sono condotti nel soggiorno astrale ove il serpente Pantheo l’illude a sua facilità. Per un soggetto così uscito dalla via cardiaca, la ginnastica astrale è tutto, la preghiera e il piano di personalità divina non esistono affatto; poiché il suo orgoglio porta a negare tutto quello che non percepisce. È un debuttante che bisogna piangere e aiutare se possibile, senza giudicarlo, poiché è vietato giudicarlo se non si vuole esserlo noi stessi. Se si è superato questo primo passo e se si trionfa delle illusioni del serpente astrale, ciò non può essere che per il soccorso di una potenza invisibile del piano divino; chiamiamola: angelo guardiano, ricevitore di luce, inviato dalla vergine celeste o anche altrimenti. Questo importa poco; il fatto solo è interessante. La nozione della sua umiltà reale, fortificata dalla nozione esatta degli altri esseri non demonizzati come noi, spinge il soggetto a gettarsi “verso la preghiera ardente” nelle braccia del Riparatore che è tutto, poiché lui non fa nulla per trascinare e per non sparlare dei suoi poveri fratelli né a giudicarli; ancora meno a condannarli. Allora si sviluppa sia l’audizione diretta per il cuore, sia la visione diretta per la ghiandola pineale e i suoi annessi,sia il tocco a distanza per i centri del plesso solare; tutte le facoltà sconosciute dei nostri fisiologisti “del torrente” come diceva Saint Martin.”
“l’essere così sviluppato non teme di perdere la sua purezza in mezzo agli impuri. Così come il Cristo ha mostrato la via vivendo in mezzo i sofferenti e gli umili, come l’illuminato cristiano si mescola ai malati, ai disperati e ai poveri. Ed è per lo sforzo costante verso la divisione di quello che gli si è donato con quelli che non hanno niente, che si fortificano le sue aspirazioni e i suoi meriti, allo stesso tempo anche le sue facoltà. Allora la percezione delle personalità divine divengono più acute, gli avvertimenti sono costanti e il soggetto può abbandonarsi senza temere alla direzione del Padre che gli dona la vita, del Figlio che gli dona il processo intellettuale per il Verbo e per l’Amore, e dello Spirito che l’illlumina.” (Papus: vita di Louis Claude de Saint-Martin)
(…) “come riprendere la lettura dell’imitazione, del Vangelo o anche dei libri di morale buddista, come pervenire alla certezza quando vi sono là dei fatti così positivi che i fatti occulti; come infine aprire il suo essere morale alla preghiera e alle influenze dell’Alto, quando si crede qualcuno, quando ci si è fatti “centro nell’Universo”? Non vi è che una sola via: l’umiltà e il ritorno al piano di comunione universale dove la pietra, la pianta e tutte le modalità dell’anima del mondo si uniscono nello stesso e totale ringraziamento. Cessate di credervi qualcuno; abbiate il sentimento che, davanti l’immensa potenza dell’Alto, voi siete appena qualche cosa; fraternizzate con gli inferiori che soffrono, andate dietro i poveri di cuore, di spirito o di corpo, fate loro capire di benedire le prove e non più a odiare e lentamente, la vostra libera ragione , la vostra orgogliosa volontà s’inclineranno con benevolenza senza perdere nulla delle loro qualità, e la vita di cuore si sveglierà in voi. Allora, i fatti si cancellano davanti le idee che rivelano e che traducono: le divisioni delle religioni e delle sette spariranno nell’amore universale dei peccatori e dei deboli e l’anima, circondata per l’estasi e l’infinito, fa poco a poco queste basi terrestri sulle quali deve esercitare la sua attività. L’illuminato diviene un solitario, un mistico; è la via di Swedenborg e di Claude de Saint-Martin, è la strada che indicano i cavalieri spirituali di cui il Martinismo è un esempio.
Ma l’essere umano non è completo che per l’unione delle anime sorelle separate durante l’incarnazione fisica; così l’Essere spirituale non nasce nell’uomo in tutto il suo splendore che per un nuovo e più considerevole sforzo, l’uomo realizza l’unione del cervello e del cuore, del fatto e della legge per sviluppare l’unità del principio.
Questa scienza illuminata per la fede, questa fede coagulata per la Scienza, bisogna consacrarle all’elezione dei deboli e degli oppressi, e l’azione spirituale, più ancora che naturale, devono ora essere il fine di colui che aspira alle sofferenze coscienti del terzo stadio.
Sempre sconosciuto, egli deve salvare questi stessi che lo scherniscono e lo ingiuriano, egli deve evitare loro il dolore e prenderlo su di lui al bisogno. E mai si arroghi il diritto di fare sfoggio dei suoi poteri reali, egli non può dire che egli è superiore agli altri uomini, al più ignorante e al più peccatore degli uomini, poiché egli è nel piano dove tutta la superiorità è sparita davanti la necessità della devozione universale.
È la via indicata nell’ordine degli illuminati della Rosa-Croce; è la via del pneumatico ed è la strada che Gesù rivela a quelli che vogliono seguirlo. Non si raggiunge mai il sentiero dei maestri della vita e della sofferenza con il corpo astrale; solo il corpo spirituale è capace di arrivarvi.